top of page
logo_LdC.jpg

Il Manifesto del Laboratorio del Cammino

Il Laboratorio del Cammino è una rete inter-universitaria di ricercatori che sviluppa progetti di didattica innovativa volti a esplorare le potenzialità metodologiche del camminare in urbanistica. La rete coinvolge attualmente undici università [DIST/Politecnico di Torino, DASTU/Politecnico di Milano, DICAAR/Università degli Studi di Cagliari, SAAD/Università degli Studi di Camerino, D'ARCH/Università degli Studi di Palermo, DA/Università degli Studi di Bologna, DICEM/Università degli Studi della Basilicata, Dd'A/Università degli Studi di Chieti-Pescara, LAUD/Bilkent University, DiDA/Università degli Studi di Firenze, DIA/Università degli Studi di Parma] e una serie di associazioni e gruppi locali; accoglie expertise e traiettorie di ricerca diversi, accomunati dall’interesse per il camminare quale modalità per osservare, indagare e progettare città e territori contemporanei.

 

Il LdC nasce dall’idea di tre studenti universitari che nell’agosto 2017 si misero in cammino attraverso l’Italia insieme ad altri 20 studenti e giovani ricercatori con il desiderio di osservare e comprendere le conseguenze dei terremoti di agosto e ottobre 2016 nei territori del centro Italia. ViaSalaria, dal nome dell’itinerario di 300 km che il gruppo percorse da San Benedetto del Tronto fino a Roma, fu occasione per dar vita ad un esperimento itinerante di lettura del territorio dal basso, di ascolto dei luoghi e di raccolta di testimonianze di comunità duramente provate dalla catastrofe e sradicate dai propri luoghi di vita.

 

I ricercatori della rete collaborano regolarmente, perlopiù attraverso piattaforme web di coworking e social media, alla costruzione del progetto formativo che ha durata annuale e si articola in una Summer School itinerante attraverso l’Italia, in una Giornata di Studi, rispettivamente in programma in agosto e ottobre, e in una serie di altre iniziative ed eventi.

 

Note di Metodo

 

Il Laboratorio del Cammino condivide uno stile di indagine che interpreta il sopralluogo quale modalità indispensabile per indagare un territorio e progettarne il cambiamento. In sopralluogo, tutti i sensi vengono sollecitati per cogliere caratteri e forme dello spazio: il camminatore ne registra le qualità con strumenti diversi quali la fotografia, il disegno a mano libera, il taccuino, il registratore; interagisce con le persone che incontra, raccoglie elementi, indizi, dettagli e costruisce una conoscenza complessa dei luoghi in grado di mettere alla prova pregiudizi, retoriche o narrative dominanti.

 

Il Laboratorio del Cammino è anche pellegrinaggio perché abbraccia la dimensione del viaggio, dell’esperienza itinerante che si svolge al di fuori dai circuiti ordinari e che possiede una tensione verso la scoperta di luoghi lontani. Rispetto alle esperienze portate avanti da camminatori singoli, nel Laboratorio del Cammino il pellegrinaggio possiede una fondamentale dimensione collettiva in quanto è portato avanti da un gruppo di individui che condividono una precisa sensibilità, sono mossi dalle stesse intenzioni e contribuiscono a costruire una memoria comune del viaggio. 

 

Il Laboratorio del Cammino è anche esplorazione perché la traiettoria del camminatore devia regolarmente dall’itinerario predefinito per incrociare situazioni o traiettorie spaziali e biografiche che colgono la sua curiosità e il suo interesse. Nell’intercettare fenomenologie che catturano la sua attenzione -siano esse un luogo, un oggetto, una biografia, una sensazione incontrati lungo il tragitto-, il camminatore condivide una tensione per la scoperta, l’incertezza e l’improvvisazione, e mette continuamente alla prova la sua capacità di reagire alle situazioni inaspettate.

 

Il Laboratorio del Cammino condivide l’interesse per la narrazione e la restituzione critica delle dimensioni del sopralluogo, del pellegrinaggio e dell’esplorazione appena descritte. Si serve di tecniche diverse -la mappa, il disegno, la fotografia, lo story-telling, l’intervista, il sound-scape- per narrare luoghi nascosti, dar voce a comunità dimenticate, denunciare situazioni di emergenza o vulnerabilità, e per progettare nuove condizioni di abitabilità per le città e i territori.

 

Il Laboratorio del Cammino costruisce un itinerario che viene percorso in lentezza. Spostarsi lentamente nel territorio rappresenta una precisa modalità di leggere un territorio e metterne in discussione letture superficiali e retoriche imperanti. La lentezza dilata il tempo, attiva ed esercita le capacità percettive, permette di osservare più efficacemente i ritmi dei paesaggi naturali e abitati e di ascoltare ed entrare in relazione con le persone che abitano il territorio.

 

Il Laboratorio del Cammino esercita lo sguardo dal basso sui territori. Camminare permette di precisare la natura dell’esperienza che abbiamo delle nostre città, produce una conoscenza diretta, corporea ed esperienziale. Costituisce un tentativo di riavvicinamento al territorio, di riscoperta del quotidiano, dell’ordinario e degli spazi normali, di «ritorno alle cose». Camminare permette di abbandonare la prospettiva “dal di fuori”, e di “entrare dentro” i materiali della città e dei territori contemporanei. Questo approccio si avvale dell’esperienza soggettiva dei fenomeni nella convinzione che leggere la città dal basso non presupponga la contemplazione di un valore assoluto, ma derivi dal coinvolgimento corporeo ed esperienziale degli oggetti che ci stanno più vicini, dall’essere in qualche modo attori, produttori e protagonisti della città.

 

Il Laboratorio del Cammino promuove uno sforzo per guidare la transizione verso stili di vita più sostenibili. Propone un concreto cambio di rotta nelle politiche urbane attraverso il consolidamento della camminabilità (walkability) quale modalità di spostamento e occasione di riappropriazione dello spazio pubblico. Camminare è un gesto libero, democratico, inclusivo e sostenibile, eppure sovversivo per ribadire la necessità di riportare lo spazio pubblico ad una dimensione di abitabilità che l’uso estensivo dell’automobile ha progressivamente ristretto. 

 

Il Laboratorio del Cammino condivide l’interesse ad indagare le vulnerabilità dei territori che attraversa in cammino quale modalità per descrivere l’epocale transizione che le città e i territori stanno vivendo. L’obiettivo è di analizzare quel complesso insieme di trasformazioni sociali e spaziali incontrate in cammino, come il degrado ambientale, le diseguaglianze socio-spaziali, il declino e la contrazione demografica e gli eventi catastrofici. Questi temi complessi sono indagati adottando un approccio transdisciplinare in grado di stimolare l’interazione tra l’urbanistica e altri campi del sapere, come l’ecologia, la sociologia, la letteratura e le arti visive.

 

 

Coordinamento

Luca Lazzarini e Serena Marchionni

 

Comitato Scientifico

Anna Maria Colavitti e Sergio Serra (DICAAR/Università degli Studi di Cagliari); Cristiana Rossignolo (DiST/Politecnico di Torino); Luca Lazzarini, Marco Mareggi, Chiara Merlini e Andrea Rolando (DAStU/Politecnico di Milano); Flavio Stimilli e Massimo Sargolini (Università degli Studi di Camerino); Filippo Schilleci e Annalisa Giampino (DARCH/Università degli Studi di Palermo); Maria Valeria Mininni e Chiara Rizzi (DiCEM/Università degli Studi della Basilicata); Stefania Rössl e Elena Mucelli (DA/Università degli Studi di Bologna); Maria Rita Gisotti (DiDA/Università degli Studi di Firenze); Michele Zazzi e Barbara Caselli (DIA/Università degli Studi di Parma); Elena Marchigiani e Sara Basso (Dipartimento di Ingegneria e Architettura/Università degli Studi di Trieste), Hatice Karaca (LAUD/Bilkent University); Serena Marchionni e Daniele Cinciripini (Ikonemi); Daniela Allocca (EPP/Progetto Fiori); Marcella Turchetti (Associazione Archivio Storico Olivetti), Pierangelo Miola (APS EQuiStiamo, Progetto Vaghe Stelle). 

​

Team

Gloria Lisi (DARCH/Università degli Studi di Palermo); Alessio Floris (Università degli Studi di Cagliari), Ammj Traore e Francesca Bragaglia (Politecnico di Torino); Sarah Chiodi e Matteo Giacomelli (DAStU/Politecnico di Milano), Ludovica Simionato (SAAD/Università degli Studi di Camerino); Massimiliano Granceri (Università IUAV di Venezia); Silvia Parentini, Saverio Massaro, Vincenzo Pace, Ilaria Gesualdi (DiCEM/Università degli Studi della Basilicata); Alba Paulì, Altea Panebianco (DA/Università degli Studi di Bologna); Benedetta Masiani (DiDA/Università degli Studi di Firenze); Guido Benigni, Nicolò Maltoni, Monica Sandulli (liberi professionisti).

​

bottom of page